Direi di essere quasi pericolosa per l'incolumità pubblica, ma in realtà io ci sono, consapevole e presente all'atto della guida, soltanto che la mia memoria in quel momento è impostata in modalità "dimensione introspettiva".
Come se il mio sé si estraniasse da tutto il resto del mondo.
La sensazione è magnifica e spaventosa allo stesso tempo.
Quando invece è qualcun'altro a guidare, questa modalità la avverto, sento il bisogno di stare in silenzio e guardarmi in giro.
I miei occhi fotografano il contrasto patetico e irruente tra uomo e natura, cercando di immaginare quello stesso scenario, magari, duecento anni prima.
Osservo la gente, i loro gesti, il loro modo di vestire e gesticolare, immaginandomi chi possano essere, cosa stiano dicendo, come sarebbe essere loro, vivere la loro vita.
Ma la sensazione più bella è all'imbrunire, quando nelle abitazioni si accendono le luci, i miei occhi scrutano e indugiano oltre quel vetro in quel lampo di secondo, cercando di carpire l'essenza, immaginaria, di chi li ci vive.
Non mi stupirei nel ritrovarmi a chiedere, a chi guida, di rallentare un momento, di modo che io possa assaporare meglio lo scorcio di vita là dentro.
Forse il mio è un disturbo della personalità, ladra colposa di privacy.
Forse.
O forse ho solo fame.
Mi piace troppo, ne sono ingorda.
Si, la mia è fame.
Fame di vita.
Come se il mio sé si estraniasse da tutto il resto del mondo.
La sensazione è magnifica e spaventosa allo stesso tempo.
Quando invece è qualcun'altro a guidare, questa modalità la avverto, sento il bisogno di stare in silenzio e guardarmi in giro.
I miei occhi fotografano il contrasto patetico e irruente tra uomo e natura, cercando di immaginare quello stesso scenario, magari, duecento anni prima.
Osservo la gente, i loro gesti, il loro modo di vestire e gesticolare, immaginandomi chi possano essere, cosa stiano dicendo, come sarebbe essere loro, vivere la loro vita.
Ma la sensazione più bella è all'imbrunire, quando nelle abitazioni si accendono le luci, i miei occhi scrutano e indugiano oltre quel vetro in quel lampo di secondo, cercando di carpire l'essenza, immaginaria, di chi li ci vive.
Non mi stupirei nel ritrovarmi a chiedere, a chi guida, di rallentare un momento, di modo che io possa assaporare meglio lo scorcio di vita là dentro.
Forse il mio è un disturbo della personalità, ladra colposa di privacy.
Forse.
O forse ho solo fame.
Mi piace troppo, ne sono ingorda.
Si, la mia è fame.
Fame di vita.